Una serata speciale per i ragazzi di Menti Libere che hanno esposto per la prima volta li materiale raccolto lungo la Balcan Route. Ecco a voi alcune foto della serata scattate dalle sapienti mani di Aghite Pavan.
Prima esposizione del progetto Migrart all’interno della rassegna culturale Avostanis: appuntamento al 1 settembre a Villacaccia di Lestizza
Dopo aver vissuto un’esperienza creativa e di condivisione con un gruppo di richiedenti asilo, tre giovani di Lignano hanno deciso di ripercorrere a ritroso il percorso della rotta balcanica, dal Friuli con destinazione la Siria, utilizzando l’arte come mezzo di interazione. Per la durata di tre mesi hanno fatto un viaggio di quattromila chilometri con l’utilizzo di vari mezzi di trasporto, arrivando fino al confine turco-siriano.
Un rotolone di trenta metri di carta munito di pennarelli (lo si potrà contemplare in esclusiva nella serata), ha permesso loro di entrare in connessione empatica con le persone incontrate nelle diverse tappe del viaggio. Al rientro hanno elaborato un processo di decantazione e di elaborazione, grazie al quale ora possono mettere in comune con il pubblico per la prima volta un materiale vivo, che documenta le esperienze fatte, sotto forma di mostra interattiva. I visitatori avranno modo di immedesimarsi in maniera attiva e coinvolgente nelle forti suggestioni ed emozioni che questi tre giovani hanno provato sulla loro pelle. Ad allietare la serata ci sarà la musica dell’ Irie Trio .
Per godere a pieno dell’interattività offerta dalla mostra consigliamo di portarsi appresso smartphone e delle cuffiette per l’ascolto sonoro.
After having been fed for many days by the bosom of the sacred countryside we decided to move again toward the river made by walking souls.
Along the way the great cathedrals leave te way to the minarets who come out here and there like mushrooms while we walk alongside the mountains getting near the Macedonian land.
Kosovo is just there, a few steps from us, closed between the mountains and stuck by the international blocks. A land that creates and stand watching the parade of thousands of refugees every day. We arrive at Presevo, a muslim enclave with majority of Albanians in the Serbian orthodox reign. And it is right here, in the headquarter of the first Serbian registration center, that we meet again the uncontainable human river. All the work is done at the train station where, once registered, those people spend infinite hours waiting a train directed to the Croatian borderline. Another inexorable waiting.
Children running here and there on the railway lines, mothers trying to warm their poor, cold creatures, tattooed grannies specialized in waiting and a couple getting caught by the love under a thermal blanket. Everything happens between volunteers distributing clothes and hot drinks and taxi drivers always ready to carry home some earning.
Suddenly the paper roll is being opened letting out all the light that it’s carrying deep inside. Like a magic all the barriers are destroyed, a channel of direct interaction is created, no word is needed.
Drawings perfectly describing their situation, like the one made by Huseyn, 10 years old, from Aleppo, in which a bird is carrying the last fruits of a dead tree to a new home. The travel of the hope.
It’s wonderful to see the sweet manner with which the art can destroy any kind of barrier.
The man, instead, build them.
Indeed since few days that enormous human river had dramatically reduced. From one day to the other men inaugurated a gigantic dam, as big as the inhuman engineering capacity could build it. A dam that’s separating a fat continent from all those outskirts that are only asking for a piece of bread. Only Syrian, Afghan and Iraqi water can pass trough, all the other rivers are stopped there, flooding the surrounding area. Stuck. It’s been as if in Iran there’s not a violent dictatorship, if in Somalia there’s not Al Shabaab or in Nigeria Boko Haram, as if Pakistan isn’t the cradle of terrorism.
It’s as if a man can choose between who has the right to live and who hasn’t.
Everyday those people walk along the railway line that’s passing through this tent city to check if the dam is opened or not. Water bullets are falling from the sky and the great Mafia of the hospitality offers only a biscuit pack, some chocolate and a bottle of water. You can buy everything else from the little stalls here for this sad occasion.
The land is covered with mountains of garbage acting like fuel for getting a little warmer. A man with frozen feet tries to heat his body with the fire lit from a little oil fell onto the rail. Probably the same oil stolen from the place where that man, like many others, belong. The oil can go anywhere, not them.
A granny dressed all in black clothes as if she was in mourning for all the humanity is grabbing her granddaughter’s hand, with her pink balloon full of hope. A Congolese boy stuck by the cold temperature and by despair repeats incessantly: “I prefer to die instead to go back there”.
There is also who stitched his lips together as a sign of protest and who’s thinking about scenic suicide as the only way to unlock that situation. The stress is reaching the limit. Everything under the miser eyes of the taxi drivers, sandwich sellers and hotel owners who converts their halls into supermarkets and rent the floor of their basement and maybe their wife too. Everything under the eyes of the volunteers and reporters hit by an enormous sense of impotence that kills every hope in a better tomorrow.
A majestic and invisible dam. On one side a continent eating handsomely, on the other all it’s victims arrived from every mistreated place to ask the right to stay alive. A basin of stuck water growing everyday more. Soon it will became a sea and as that gigantic stone will fall from the mountain it will be a disaster.
Dopo un mese di girovagare per centri urbani decidiamo di metterci in cammino verso l’affascinante mondo rurale. Con i nostri pesanti zaini mangiamo kilometri riuscendo pian piano a staccarci dai tentacoli di luccicanti e forse futili comodità della città.
Dopo qualche giorno ci immergiamo finalmente in quel luogo senza tempo chiamato natura. Veniamo travolti dalla sua ospitalità così maestosa ed egualitaria ritrovandoci in un universo mistico che non conosce confini nè fa distinzione alcuna tra i suoi abitanti, alberi, pecore o contadini che siano.
Un pastore con le sue mucche ci dà il buongiorno portando un pò di luce nella fitta nebbia che permea la strada nelle prime ore del mattino ed un inaspettato passaggio in autostop. Un uomo ci carica sul suo fuoristrada militare mostrandoci il meglio di questa valle : dalla magica vista dalla vetta più alta della Serbia alla rakia usata come mezzo di comunicazione conviviale, dal taglio di legna nel bosco all’assaggio di cervello bollito di una mucca appena trapassata.
Come un uragano questa valle ci fa assaporare tutta la sua spontanea ospitalità.
Ecco, abbiamo finalmente incontrato la Santa Ruralità.
Percorriamo altri sentieri e una radio a tutto volume ci attira nei pressi di quella che più che una casa assomiglia ad un’officina rudimentale. In mezzo al dolce trambusto di mele ed attrezzi un uomo di bassa statura si aggira in modo simpatico nel suo regno, basta qualche cenno ed un’occhiata che ci ritroviamo accolti come figli ed assunti come woofer da quest’uomo straordinario.
Palbebre che riparano gli occhi dal freddo e mani nerborute che raccontano storie di mele raccolte e radio riparate. Tanta saggezza quanto il tempo trascorso tra queste montagne ed un’innocenza contagiosa in ogni suo gesto.
Un uomo, Vladimir Aleksov, che dalla sua casetta di un piccolo villaggio di terra e paglia incarna il regno della pace.
Luoghi e persone incontaminate spontaneamente elette a portatori di quell’ormai rara arte dell’ospitalità.
Ed è proprio ora che, in un momento storico in cui ci fanno credere che ospitare questi flussi di profughi sia impossibile oltre che indesiderato, dovremmo attingere a questo mai come ora prezioso tesoro.
Un ruscello d’anime attraversa ogni giorno il tortuoso territorio bulgaro tra ostacoli geografici ed umani, tra montagne boscose e poliziotti corrotti. Dopo giorni difficili puo’ finalmente scorrere libero e riversarsi in quell’oasi multietnica chiamata Belgrado.
Ad attenderlo un variegato universo di individui.
Affaristi senza scrupoli sempre pronti ad offrire i propri servizi rincarati ai nuovi ed ignari clienti. Persone che come se niente fosse mantengono la propria routine quotidiana tra studenti indifferenti e raccoglitori di lattine. Uomini e donne che ogni giorno donano tempo ed energie per cercar d’offrire un’accoglienza umana a queste anime in viaggio.
Nel frattempo anche noi giungiamo a Belgrado dove entriamo come volontari presso il Miksaliste Refugee Aid Center, centro nato dal movimento di solidarietà spontaneo cittadino.
Un sistema d’accoglienza familiare e senza barriere in cui tutti, profughi e volontari, si sentono liberi e partecipi. Dopo il tragico passaggio in Bulgaria sono tutti sollevati dal sentirsi in un ambiente sereno. Tra un chai caldo ed un paio di scarpe nuove scappano racconti e sorrisi.
Ci sono poi tre formidabili ragazze che ogni pomeriggio utilizzano l’arte come mezzo d’interazione in quel parco divenuto da mesi il salotto di svago per i profughi giunti in città.
Musica, danza e disegno come linguaggi universali che abbattono ogni barriera esistente, arte come puro veicolo di pace.
E’ così che tra un disegno e l’altro ci si lascia andare, è così che finiamo coinvolti e travolti dalle storie di questi ragazzi. Chi parte per un futuro migliore, chi fugge dall’orrore e chi parte per amore. Motivazioni diverse, un unico tragitto travagliato ed un grande sorriso di speranza.
Sarajevo, domenica 15 novembre 2015
P.S. Un grazie di cuore a Refugee Aid Serbia, alla famiglia Jovanovic, a Jelena con il suo appartamento nel Blocco 70, alla birra domestica Jelen, alla rakia serba, a tutte le Pekara che ci hanno rimpinzato di burek, al Green Lounge Hostel, a Radio Onde Furlane che per poco non gambizzava Lillo, a Bueno Pizza, ai controllori militari dei tram e alle super ragazze Teodora, Dalia e Hemnalina.
Vorremmo che dal viaggio di Tommaso Lillo e Paolo nascesse un libro …Un’esperienza da raccontare con i loro diari e foto di viaggio, ma anche con i disegni realizzati dai migranti durante i laboratori d’arte e altre illustrazioni di Cactart (Tommaso).
Per realizzare questo libro però ci sono dei costi che le nostre “casse” non possono permettersi..! E’ per questo che abbiamo messo il nostro progetto su Kickstarter, in modo che chi se sla sente possa contribuire… La raccolta fondi termina il 30 dicembre e la potete sostenere collegandovi al link qui sotto …. Un abbraccio a tutti
Il “viaggio” è incontro, più che mai per noi che abbiamo avuto la fortuna di incontrare ed interagire con un’ottantina di profughi afgani e pachistani giunti, nel novembre 2014, in una Lignano Sabbiadoro fredda, piovosa e quanto mai diffidente verso questi ospiti.
Siamo tre vent’enni, Tommaso Sandri, Alessandro Sandri e Paolo Tavani, e dopo questa straordinaria esperienza umana cominciata con una partita di calcio sull’arenile deserto e proseguita con una serie di attività di volontariato “comunitario”, abbiamo deciso di intraprendere “al contrario” il medesimo percorso di migrazione dei nostri “profugamici”. Partiremo quindi dal Friuli per raggiungere il confine turco-siriano.
Questo viaggio, che prevediamo duri circa tre mesi, vorremmo rappresentasse un abbraccio, un avvicinamento verso quella parte di mondo sempre più demonizzata.
Raggiungeremo quindi ogni confine a piedi, in autostop o, quando si renderà necessario, con i mezzi pubblici e sebbene ognuno di noi si renda perfettamente conto che non sarà come la disperata avventura intrapresa dai nostri amici, vorremmo comunque simboleggiasse un percorso di uguaglianza.
E sarà attraverso il linguaggio universale dell’ ARTE che cercheremo di comunicare ad ogni confine, soffermandoci maggiormente nei punti più caldi dove, di volta in volta, auspichiamo di riuscire a creare interazioni artistiche adagiando sul selciato un grande rotolo di carta su cui chiunque sarà libero di tracciare ed esprimere ciò che gli urge trasmettere e che, al termine del viaggio, rappresenterà un percorso grafico di tutti gli incontri avvenuti durante il cammino. Vorremmo inoltre lasciare un piccolo disegno murale in ogni posto significativo del tragitto con lo scopo di collegare metaforicamente ogni luogo, come le briciole di Pollicino.
Produrremo anche del materiale video che racchiuderà interviste, avvenimenti e scene delle interazioni artistiche che andremo a creare oltre a voler poi scrivere un racconto illustrato che contenga scritte e disegni raccolti via via, simboli della concreta interazione tra persone e luoghi.
Infine, per concretizzare tutto ciò, abbiamo anche deciso di affidarci alla piattaforma di fundraising Kickstarter per la raccolta di fondi, quindi l’invito che rivolgiamo ad ognuno di voi è: viaggiate con noi, seguendoci sulla pagina Facebook Menti Libere e, se potete, sosteneteci! In ogni caso, grazie.
Il tragitto sarà più o meno il seguente : entreremo in Slovenia da Gorizia, per poi passare a Lubiana e da lì a Brezice, per poi raggiungere la frontiera a Dobova. In Croazia ci recheremo a Zagabria per andare a Opatovac e Tovarnik e da qui entreremo in Serbia verso Sid. Arrivati a Belgrado passeremo in Bosnia per visitare luoghi simbolo dell’incontro e scontro tra Occidente ed Oriente : Srebrenica, Sarajevo e Visegrad per poi tornare in Serbia e recarci a Nis per la sua piramide di teschi. Da qui la rotta prenderà la direzione della Macedonia, dopo il campo di registrazione di Presevo entreremo in Macedonia a Tabanovtse. Da qui ci sposteremo a Skopje e poi dritti verso la stazione di Gevgelija, da dove entreremo in Gracia alla volta di Indomeni. Dopo un periodo in Grecia entreremo in Turchia e a Istanbul dove ci soffermeremo per un progetto d’arte nel centro comunitario per profughi siriani gestiti dall’ ONG Support The Life che opera anche in molti centri sul confine con la Siria. Da lì andremo verso Izmir da dove ci imbarcheremo per Lesbo. Tornando in Turchia proseguiremo verso Konya e poi verso la costa meridionale, a Mersin. Da qui ci sposteremo a Kilis dove un amico ci farà da guida. Da qui capiremo se sarà il caso di entrare nel Kurdistan iracheno. Ad ogni tappa entreremo in contatto con le associazioni che operano nei vari campi profughi e ci serviremo dell’utilissima Refugee Help Map, un quadro sempre aggiornato sulla situazione nei vari punti della Balkan Route.
Info su film: Il regista lignanese Renzo Carbonera, interessatosi sin da subito al nostro progetto, si è prodigato per siglare un accordo con la casa di produzione padovana Officina Immagine che ci ha fornito la strumentazione per raccogliere materiale audiovisivo lungo il tragitto. I video girati serviranno per la realizzazione del docu-film che sarà poi montato dal sopracitato Renzo Carbonera.
BIOGRAFIE
Tommaso Sandri_
Nato a Latisana (UD) nel 1992 e cresciuto nella peculiare località di Lignano Sabbiadoro ha sin da piccolo espresso una forte attitudine al viaggio, sia fisico che mentale. Appena concluso gli studi al Liceo Scientifico è subito partito alla volta del Brasile, dove per tre mesi ha vissuto come volontario in alcuni progetti sociali. Al suo rientro, con un piccolo gruppetto di amici, nasce il collettivo artistico MentiLibere, un gruppo che attraverso l’Arte mira all’aggregazione ed alla sensibilizzazione di temi quali interculturalità e sostenibilità. Da lì ha intrapreso viaggi in Perù, India e Sud Europa facendo diventare la pittura il suo mestiere.
Paolo Tavani_
Nato a Latisana nel 1987 e cresciuto nella strana cittadina di Lignano Sabbiadoro ha sin da piccolo manifestato la propensione al movimento ed al contatto con la natura. Appena finito gli studi professionali ha iniziato a lavorare come giardiniere, lavoro che sempre di più l’ha avvicinato al mondo naturale. Ad ogni momento libero ha sempre scelto la via del viaggio, dalle arrampicate alle camminate. Sin dagli albori fa parte del collettivo d’arte MentiLibere.
Alessandro Lillo Sandri_
Nato a Latisana nel 1984 e cresciuto a Lignano Sabbiadoro ha sempre avuto la dote della parola anche se non a scuola. Dopo gli studi di grafica ha scelto la strada del barista facendo alcune esperienze di viaggio e lavoro in Spagna e Messico. Ha sempre continuato a coltivare la passione per l’arte e quella della comunicazione. Nel 2012 è stato uno dei fondatori e promotori del collettivo d’arte MentiLibere.